Ogni intervento chirurgico può prevedere tecniche, spesso anche diverse tra loro, che richiedono fili con caratteristiche specifiche. Poiché non esiste un filo ideale che possa rispondere a tutte le esigenze il chirurgo sceglie di volta in volta tra i molti materiali a disposizione. Nelle anastomosi intestinali, ad esempio, vengono usati fili assorbibili per gli strati interni e non assorbibili o a lento assorbimento per quelli esterni.
Più in generale sui criteri di scelta, qualche volta dettati da indirizzi di scuola o personali, valgono:
l'inerzia biologica del materiale. Per questo motivo sono utilizzati meno frequentemente i fili di seta (ancora idonei per le mucose orali) o abbadonati quelli di lino che, pur essendo molto duttili, hanno una superficie microruvida che facilita la formazione di un film batterico. Il nylon e l'acciaio, ideali sotto questo aspetto, hanno scarso utilizzo perché poco maneggevoli.
Le leghe metalliche vengono invece molto impiegate in chirurgie specifiche come quella ortopedica (fili e viti) o laparoscopica (clips) o per la sutura di tessuti particolari come la cute (agrafes).
la maneggevolezza e la tenuta del nodo. Il catgut, molto apprezzato sotto questo aspetto, è stato adoperato per il passato come il lino e la seta per essere poi soppiantato dai fili sintetici.
la scorrevolezza e l'assenza di capillarità. I fili di origine naturale sono di calibro irregolare, poco scorrevoli e quando intrecciati o ritorti presentano porosità in cui filtrano i liquidi biologici imbibendoli e rendendoli terreno ideale per la proliferazione dei germi patogeni. Ulteriore motivo per essere abbandonati a favore dei fili sintetici.
Senza dubbio i fili sintetici, monofilamenti o polifilamenti rivestiti, sono quelli che meglio rispondono alle esigenze della maggior parte delle chirurgie specialistiche. Costituisce un inconveniente di questi fili la memoria e la scarsa tenuta del nodo di fissaggio tanto da richiederne, in alcuni casi, anche cinque.